Pettini

Progetto: Andrea Branzi
Assistenti al progetto: Daniele Macchi
Anno: 2010
Edizione: Fondazione Plart
Realizzazione: Metea
Foto: Carlo Falanga

Nonostante la lunga storia che li accompagna, i pettini sono destinati a scomparire, sostituiti dall’elettronica o da strumenti immateriali.
Sono gli ultimi oggetti meccanici che servono a mettere ordine in una parte fuori controllo del corpo umano; cioè i capelli. Ma a ben guardare oggi i capelli devono sembrare i più naturali possibile; Spontanei, spettinati, arruffati, sapientemente disordinati, simbolo evidente della personalità originale di chi li porta in testa.
Il design non ha mal avuto molti rapporti con questa merceologia, che nasce in ambienti molto sofisticati, molto creativi, ma che non appartengono alla cultura del progetto.
Anche i pettini che ho disegnato non sono esattamente dei pettini, ma degli oggetti di arredamento del corpo o dell’ambiente;
Simboli segreti di una persona, dei suoi riti privati, di gesti più simbolici che funzionali.
Omaggio alla bellezza spontanea di una donna incerta tra il pettinarsi e spettinarsi.

Despite of the long history behind them, combs are doomed to disappear, substituted by electronics or by immaterial tools.
Combs are the last mechanical objects whose aim is to put order to an out-of-control part of the human body: hair. Anyway, closer observation points out that nowadays hair must be as natural as possible, spontaneous, messed up, ruffled, knowingly dishevelled, visible symbol of the fresh, original personality of the hair’s owner.
Design has never had close contacts with this kind of commodities, which appeared in very sophisticated and creative environments, but which did not belong to the design culture.
Also the combs I designed are not combs stricto sensum, but rather a complement of the body or the surroundings; secret symbols of a person, of his/her private rituals, of the symbolic rather than the functional acts.
A tribute to the spontaneous beauty of a woman at the crossroad between combing and messing up.

Andrea Branzi 2010

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