Giardino di vetro

Progetto: Andrea Branzi
Assistenti al progetto: Daniele Macchi, Giuseppe Galli
Realizzazione vetri: CIRVA Marsiglia
Anno: 2004
Sede: Palazzo Tursi, Genova (Installazione all”interno della mostra “Arte e Architettura”)
Foto: Daniele Macchi

Questo piccolo giardino provvisorio, realizzato nel cortile interno di Palazzo Tursi Doria a Genova, è costituito da un intreccio di vetri, bambù, pali o piante, e quindi si colloca tra l’architettura e
l’agricoltura.
Il progetto affronta infatti il tema del perimetro dell’architettura, tradizionalmente rigido e definitivo, che separa ciò che è interno da ciò che è esterno; in questo caso le pareti sono realizzate intrecciando le due componenti, creando così un perimetro ibrido, un confine sfumato, che appartiene contemporaneamente a due realtà contrapposte, architettura e giardino.
L’ intreccio è una tecnologia poco usata in architettura, basata sulla collaborazione di componenti
strutturali deboli, che pur rimanendo autonome e separate, creano una superficie elastica, smontabile, con caratteristiche di leggerezza e penetrabilità particolari. In questo
caso l’intreccio è usato per realizzare un giardino architettonico, cioè un territorio enzimatico, intermedio tra l’energia naturale e la tecnologia costruttiva: un territorio evolutivo che segue l’evolversi delle stagioni, all’interno di un sistema diffuso e regolare di palificazioni, sostegni o
colonne.
A testimonianza sia dell’origine agricola dell’architettura, sia dell’ origine architettonica dell’agricoltura.

This small temporary garden in the interior courtyard of Genoa’s Palazzo
Tursi Doria is constructed by an intermingling of glass, bamboo, posts, and plants, and as such is set squarely between architecture and agriculture.
The design deals with the theme of architecture’s perimeter, traditionally rigid and definitive, which separates all that is internal from all that is external; in this case, the walls are made by braiding these two components, thereby creating a hybrid perimeter and softened border that belongs contemporaneously to two opposing realities.
Mingling and braiding are technologies rarely used in architecture, as they are based on the collaboration of weak structural components; although they remain autonomous and separate, these
components create an elastic surface that can be dismantled and has the peculiar characteristics of
lightness and penetrability. In this case, the braid is used to create an architectural garden; in other words, an enzymatic territory, an intermediate between natural energy and construction technologies-an evolving territory that follows the seasons’ evolutions within a diffuse, regular system of piles, supports, or columns.
This design bears witness to both the agricultural origin of architecture and the architectural origin of agriculture.

Andrea Branzi 2004

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